Alla luce dei recenti fatti di Nizza e Parigi in cui giovani musulmani sono stati responsabili del ferimento e uccisione di cittadini francesi, abbiamo chiesto una lettura ed un aiuto per la riflessione a due importanti figure presenti a Verona sul dialogo interreligioso, l’Imam Mohamed Guerfi presente a Verona da molti anni sempre in relazione con le comunità cristiane nei momenti di confronto e dialogo e padre Filippo Ivardi, missionario comboniano e attuale direttore di Nigrizia, che ha lavorato molti anni in Ciad in continuo contatto e dialogo con le popolazioni musulmane. Chiediamo a loro un pensiero anche alla luce della recente enciclica Fratelli Tutti di papa Francesco
Mohamed Guerfi come Imam di Verona e come fautore da sempre del confronto e del dialogo tra religioni, come si sente da musulmano dopo i fatti di Nizza e Parigi?
Il musulmano ripudia sempre e ovunque la violenza in tutte le sue forme ed espressioni, la fede in Dio lo porta ad essere coerente e a considerare la vita un dono divino inviolabile, l’Altissimo Stesso ci ricorda nel Corano: “che chiunque uccida un uomo, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità.” I musulmani quindi in Italia e nel mondo non possono che condannare con la massima determinazione e senza mezzi termini questi atti che nulla hanno a che fare con l’Islam.
Padre Filippo Ivardi, prima di diventare direttore di Nigrizia, ha lavorato per 11 anni in Ciad, in una realtà dove la maggioranza della popolazione è musulmana. Come missionario cattolico, che ne pensa di chi, dopo eventi tragici, cita Oriana Fallaci e il suo pensiero sull’inevitabile conflitto tra religioni?
Penso davvero che si perda un’occasione prima di tutto personale di cogliere l’inestimabile valore di conoscere persone di diverse estrazioni religiose, etniche, sociali e culturali che possono diventare una ricchezza incredibile per la propria crescita umana e spirituale.
In seguito penso che viva una vita misera concentrato su di sé e non facendo lo sforzo di uscire da sé resti prigioniero della peggiore schiavitù, quella dal Faraone che è in noi e che chiede sempre e soltanto di portare l’acqua dell’interesse e della convenienza personale al proprio mulino.
I conflitti sono sempre evitabili se c’è la volontà e l’impegno di ascoltare l’altro, cercare di comprendere, tendere la mano e anche rinunciare a qualcosa per un bene più grande, pronti a metterci la faccia e a pagare di persona. La pace non è un frutto a basso prezzo, si può raccogliere solo attraverso il lungo e faticosissimo cammino verso la libertà.
Imam Guerfi, sappiamo che da anni in tanti ambiti dal locale all’internazionale, ci sono occasioni di scambi e confronti tesi al dialogo tra le diverse religioni, perché secondo lei questi eventi hanno meno visibilità dei fatti sanguinosi in cui la religione diventa motivo di conflitto?
Il dialogo interreligioso per il musulmano è religione, non è una semplice teoria sociale bensì una pratica costante e quotidiana che permette di riconoscere il diritto dell’altro alla diversità. Il dialogo interreligioso non si limita agli eventi e alle conferenze ma ogni momento della nostra vita è un’occasione di dialogo, confronto e di arricchimento reciproco. Certamente il dialogo tra credenti appartenenti a religioni diverse merita visibilità per generare speranza e fiducia. Ma più i dialoganti saranno radicati nella loro fede e autentici nel dialogare con gli altri e più saranno capaci di testimoniare quest’esperienza con le piccole azioni quotidiane. Il dialogo interreligioso prima della conferenza stampa o del post sui social ha bisogno di sincerità, umiltà, amore scambievole e di fraternità vissuta nei piccoli gesti. I fatti sanguinosi trovano spazio mediatico e sociale diffondono sfiducia e sospetto ma il loro antidoto è il dialogo paziente e costante.
Padre Filippo, molti giornali italiani dopo le uccisioni di Nizza hanno fatto presente che l’autore degli omicidi è arrivato in Francia dall’Italia con migrante arrivato a Lampedusa come tanti altri senza documenti, e nell’immaginario di tanti italiani (stimolati dalle politiche della destra) si arriva all’equazione migranti=terroristi islamici. Voi che come missionari comboniani siete molto attenti alle migrazioni cosa rispondete a questi giornali?
Innanzitutto che ogni generalizzazione e stigmatizzazione è sbagliata! Tantissimi fratelli e sorelle che sono arrivati in questi anni sulle nostre coste oggi lavorano in tante località italiane e europee, spesso in realtà che noi non vogliamo più occupare, e vivono mandando nella loro terra d’origine tante rimesse che sostengono le famiglie. Sono i migranti che davvero li aiutano a casa loro, non le briciole della cooperazione italiana. Noi missionari che abbiamo camminato con questi popoli conosciamo le ricchezze culturali e religiose ma anche i limiti, come del resto in ogni società. Per questo non mi sembra che gli italiani siano tutti brava gente visto che le mafie speculano sulla pelle dei migranti e la loro ragnatela d’affari fa morire speranze, sogni e pratiche possibili di giustizia e di convivenza civile. Questi non sono crimini?
Nizza e Parigi hanno avuto come protagonisti dei giovani musulmani. Imam cosa pensa che scateni in persone così giovani la violenza? Lei che lavora con i giovani in moschea, se la sente di mandare un messaggio positivo ai giovani musulmani in Italia?
Con vero piacere! Ai giovani musulmani dico che Dio Clemente e Misericordioso non ha bisogno della violenza per affermare una Sua Religione addirittura ha lasciato l’essere umano libero di scegliere come ci lo ricorda nel Corano: “Non c’è costrizione nella religione.” لَا إِكْرَاهَ فِي الدِّينِ La violenza non va mai giustificata perciò dobbiamo diffidare da chi sui social o sul web ci propone una interpretazione violenta dei nostri testi sacri. Per soddisfare la nostra sete di senso dobbiamo fare affidamento ad Imam e guide religiose preparate ed affidabili. L’esperienza religiosa richiede dei momenti di intimità con Dio ma non va mai vissuta in solitudine. La regola generale per noi musulmani è vivere la fede nella comunità e assieme ad essa per non cadere preda dei Profeti dell’odio e della violenza. La violenza non ha nessuna religione, e la misericordia è ciò che più caratterizza l’Islam, Allah nel Generoso Corano si è addirittura imposto la Misericordia: كتب على نفسه الرحمة “Allah si è imposto la Misericordia.” La nostra fede in Dio ci porta a vedere in ogni prossimo un fratello da amare e da rispettare.
Padre Filippo, Imam Mohamed nelle tre grandi religioni monoteiste il saluto tradizionale alle persone ha al suo interno la parola pace, come possiamo essere nei fatti oltre che nelle parole portatori di pace agli altri?
Iman Guerfi: La parola musulmano trova la sua radice più autentica nel verbo in arabo ” sallama” che significa ” affidarsi a”, “abbandonarsi a”. Un’altra interpretazione vuole che la parola musulmano significhi colui che vive in pace e si impegni per la pace. Questo quindi il nostro compito affidarsi a Dio per trovare pace nei nostri cuori e vivere in pace con gli altri nel rispetto e nell’armonia. La pace vera nasce nei nostri cuori quando ci affidiamo a Dio e facciamo la Sua Volontà.
Padre Ivardi: Nei fatti possiamo cominciare dal salutarci, sorriderci, conoscerci e frequentarci, dall’ascoltare sempre le ragioni dell’altro/a. E poi coinvolgerci nelle decisioni che riguardano tutti. Il primo passo è l’incontrarsi di persona e costruire l’amicizia profonda che è alla base della pace e della nonviolenza. Quando una persona si sente rispettata, ascoltata e valorizzata non userà la violenza come prima arma di fronte ad un contenzioso. Cercherà sempre la forza della relazione personale, del dialogo e della comprensione tra chi si sente mutualmente accolto.
Imam Mohamed, partendo dall’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco, che invita alla fraternità dei popoli, delle culture e delle religioni, cosa vuole dire ai cristiani dopo queste uccisioni?
Anzitutto che anche i musulmani pregano con voi queste vittime e per i loro cari. Poi che quel sangue versato invano offende Dio e ci offende due volte: ci offende perché è oltraggioso alla Volontà di Dio che ha reso sacra ed inviolabile la vita umana e ci offende anche perché viene versato ingiustamente in nome dell’Islam e dei musulmani e questo non è assolutamente vero. E’ una grave eresia e distorsione della nostra religione. Infatti dopo gli ultimi eventi tragici mi sono recato dal nostro vescovo per portare le nostre condoglianze e ribadire che insieme dobbiamo proseguire nel nostro dialogo paziente e sincero per costruire amicizia sociale e proteggere la nostra società e paese da questo male che ci minaccia.
Padre Filippo, immagino che molte persone di fede musulmana si sentano giudicati per la religione che professano e non per le che sono, specie dopo eventi tragici come questi, cosa si sente di dire loro come sacerdote cristiano che accoglie l’invito alla fraternità di papa Francesco?
Fratelli e sorelle voi siete persone preziosissime nella mia vita. Vi stimo profondamente per il valore infinito delle vostre persone e del vostro appartenere alla religione musulmana. Ringrazio Allah misericordioso e clemente per il dono che siete nella mia vita e vi chiedo perdono con sincerità per l’opposizione di alcuni/e cristiani/e nei vostri confronti. Questo mi fa molto soffrire. Camminiamo fianco a fianco e preghiamo insieme per continuare a sognare insieme un mondo più umano e più giusto. Il mondo della pace e della fratellanza universale dove ci riconosciamo davvero tutti fratelli e sorelle in un unico Dio che preghiamo in modo diverso. E costruiamo questo sogno mano nella mano, difendendo sempre la vita contro ogni violenza e crimine in nome della religione.
Intervista di Federico Sartori

