La svolta
IL MIRACOLO PER LA CANONIZZAZIONE
In generale, ai fini della canonizzazione, la Chiesa cattolica ritiene necessario un secondo miracolo, dopo quello richiesto per la beatificazione: nel caso di Daniele Comboni, ha ritenuto miracolosa la guarigione di Lubna Abdel Aziz, una sudanese di 32 anni di religione musulmana.
Nata a Khartoum nel 1965, l’11 novembre 1997 venne ricoverata al “St. Mary’s Maternity Hospital” di Khartoum, gestito dalle suore comboniane, per il suo quinto parto cesareo. Dopo la nascita del bambino , sopravvennero per la donna gravi complicazioni: si verificarono ripetute emorragie con nuovi interventi chirurgici, tra cui un’isterectomia. Nonostante le trasfusioni la donna era in fin di vita: polso e pressione non erano misurabili, e si era verificato anche un edema polmonare.
Intanto, nonostante il pessimismo dei medici, le suore avevano iniziato una novena di preghiere all’allora beato Daniele Comboni. Il 13 novembre la donna si riprese inaspettatamente, e il 18 novembre fu dimessa in buone condizioni di salute.
La Consulta medica della Congregazione per le Cause dei Santi, nella seduta dell’11 aprile 2002, dichiarò la guarigione “rapida, completa, scientificamente inspiegabile.”[1]
Nel Congresso Peculiare del 6 settembre 2002, i Consultori Teologi riconobbero la guarigione come soprannaturale e dovuta all’intercessione del beato Daniele Comboni. Alle medesime conclusioni giunsero i cardinali e i vescovi nella Sessione Ordinaria del 15 ottobre 2002.
Il decreto sul miracolo è stato promulgato il 20 dicembre 2002, alla presenza di Papa Giovanni Paolo II, che ha canonizzato il beato il 5 ottobre 2003.